“La condizione femminile: disparità e violenza”

Alla Scuola media “Guastella” una manifestazione per dire no alla violenza sulle donne


Di violenza sulle donne si deve parlare. Anche a scuola. Anche ai giovanissimi. Non è un argomento tabù, inadatto ai ragazzi di tredici anni. E non lo è perchè è materia di vita, materia del nostro quotidiano quando, seduti a tavola per il pranzo, il telegiornale ci informa dell'ultima vittima di femminicidio del giorno,  a Napoli o a Treviso o a Bari. Non ci sono luoghi più colpiti di altri, il fenomeno è ugualmente distribuito sul territorio italiano e non solo. Si tratta  di una violenza antica che copre tutte le latitudini, che è terribilmente attuale, presente, insinuante, ma che il più delle volte viene nascosta, velata, occultata, rivelata  solo alla fine, quando è troppo tardi e la tragedia si è già consumata.

 

Ad alimentare le radici profonde della violenza di genere sono alcuni modelli di comportamento socioculturale che insistono ancora oggi ad assegnare ruoli diversi in funzione del sesso.

 

Sono norme, valori  e principi che perpetuano la posizione d'inferiorità delle donne. La violenza che viene da fidanzati, mariti, ex compagni, da chi dice di amare profondamente ma in realtà vuole solo possedere, è la manifestazione estrema della disuguaglianza. E' uno dei sintomi dell'incompleta cittadinanza della donna che ha nell'ambito delle relazioni di coppia la sua massima espressione. Il problema è allora  fondamentalmente culturale e richiede un cambiamento nella cultura.

 

Ma se vogliamo questo cambiamento, se vogliamo che le nuove generazioni pratichino la parità e il rispetto autentici dentro la coppia, allora dobbiamo partire dall'educazione sentimentale dei più giovani, dai tredicenni maschi e femmine che tra i banchi di scuola sperimentano la prima cotta, le prime emozioni d'amore. Da lì tutto si origina, dentro la relazione che si costruisce tra un giovane lui e una giovane lei. Un lui che deve sapere e sentire dentro di sé che ha di fronte una persona alla pari e che non deve nemmeno lontanamente pensare che quella giovane donna sia una sua proprietà, ed una lei che deve sapere e sentire distintamente che non può e non deve subire nessuna imposizione da parte del suo ragazzo, che non deve fare nulla che non voglia o non si senta di fare. Ma questo si deve insegnare, perchè il rispetto, l'amore, il perdono e tutti gli altri sentimenti si insegnano. Come scrive il filosofo e psicanalista Umberto Galimberti: “Il sentimento non è una dote naturale, è una dote che si acquisisce culturalmente e soltanto attraverso la costruzione di mappe emotive si possono costruire relazioni e legami. Le mappe emotive si formano attraverso la cura che i bambini ricevono nei primi tre anni di vita e servono a sentire il mondo e a reagire agli eventi in modo proporzionato. […] Gli antichi imparavano i sentimenti attraverso le storie mitologiche. Se guardiamo alla storia greca ci ritroviamo tutta la gamma dei sentimenti possibili, Zeus il potere, Afrodite l’amore, Atena l’intelligenza, Apollo la bellezza, etc. C’era tutta la fenomenologia dei sentimenti umani. Noi invece li impariamo attraverso la letteratura, che è il luogo dove si apprende che cosa sono il dolore, la noia, l’amore, la disperazione, il suicidio, la passione, il romanticismo. Ma se la letteratura non viene “frequentata” e i libri non vengono letti, se la scuola disamora, allora il sentimento non si forma. E se la cultura non interviene, i ragazzi rimangono a livello d’impulso o al massimo di emozione”. Cfr. http://www.wisesociety.it «Umberto Galimberti: le mappe emotive».

 

Dunque, prima la famiglia con le cure, l'attenzione e il tempo dedicato ai figli e poi la scuola. La scuola come luogo in cui si insegnano i sentimenti, ma oggi, anche, come luogo in cui correggere quelli distruttivi, quelli che una certa cultura patriarcale e maschilista ha “mappato” nel maschio.

 

Ce lo chiede anche la legislazione scolastica, la recente legge 107 del 2015 che incarica le istituzioni scolastiche di costruire percorsi di studio per l'educazione alla parità tra i sessi e il contrasto alla violenza di genere. Non è impresa facile, non ce lo nascondiamo, è tutto nuovo per noi insegnanti, ma si può provare, iniziare a farlo. E la scuola può farlo, sottolinea il Dirigente Scolastico in apertura alla manifestazione, poichè contesto di lavoro prevalentemente femminile, dove, quotidianamente, si esplica l’azione pestalozziana di “maternage educativo” che ha visto eserciti di donne impegnate a difendere il diritto all’istruzione anche in epoche culturalmente ostili. È per queste donne che ogni giorno si assumono responsabilmente il “compito educativo” che il Dirigente sollecita un applauso, ribadendo che la scuola può farsi carico di messaggi educativi forti e ricordando la Montessori come intramontabile modello di tenacia e competenza  pedagogica.

 

Questa premessa per raccontare la riflessione culturale da cui ha preso le mosse il lavoro svolto dalle classi terze del Plesso Puglisi che hanno realizzato, durante la pausa didattica di febbraio, un percorso cross-curricolare sulla condizione femminile in Italia e nel mondo, soffermandosi in particolare sui problemi della disparità e della violenza. Ciascun corso ha approfondito la tematica in maniera interdisciplinare, pervenendo alla realizzazione di uno o più  prodotti finali. Tutti i lavori sono stati infine mostrati al pubblico nel corso della manifestazione che si è tenuta presso l'Aula Teatro della sede centrale, venerdì 11 marzo 2016. Alla presenza del Maresciallo dei Carabinieri di Misilmeri, che con piacere abbiamo scoperto essere una giovane donna, la dott.ssa D'Alessandro e della dott.ssa La Scala, assistente sociale del Consultorio Familiare, i nostri studenti si sono cimentati nei diversi ruoli di presentatori, attori, narratori, cantanti, espositori mettendo in campo le competenze disciplinari acquisite e quelle ancora in fase di costruzione.

 

Diversa la tipologia dei lavori realizzati: la drammatizzazione “Storia di un no che fece storia” sul caso di Franca Viola, la giovane donna siciliana che negli anni '60 rifiutò il matrimonio riparatore dopo la fuitina forziva (classi 3H e 3I guidate dalle prof.sse Palumbo L., Schimmenti M. e dal prof. Zarbo G.); una presentazione digitale dal titolo “Le 10 leggi che hanno cambiato la storia delle donne” (classe 3I a cura delle prof.sse  A. Azzaretto e B. Grispo); la lettura espressiva del testo del poeta misilmerese G. Lo Dico “Erano peggiu di l'armali” (3G, a cura del prof. C. Fascella); il power point “Nuttata persa e figlia fimmina” sui pregiudizi legati alla procreazione (3I, prof.ssa R. Sidoti); la storia di una giovane scienziata francese, Sophie Germain (3G e 3H, prof.ssa R.Gambino), la pubblicità progresso ideata dalla 3L a cura delle prof.sse C. Pinello, M. Sancataldo, F. Guttadauro La Blasca; il video “Il silenzio ci toglie la dignità” realizzato dalla 3D guidata dalla prof.ssa V. Ballistreri e dal prof. D. Cerrito; la performance teatrale “La strage delle donne” (3G a cura della prof.ssa L. Magno). Quest'ultimo lavoro ha chiuso in maniera suggestiva la manifestazione in quanto ha coinvolto decine di donne - studentesse, mamme, insegnanti, personale ATA, il dirigente scolastico, la segretaria, l'assessore Di Fede - che sfilando dal fondo della sala verso il palco hanno voluto ricordare, con il viso bendato da un velo rosso, i nomi di alcune donne uccise nel 2012. Al termine, all'urlo “E adesso basta!” tutte hanno gridato “Basta!” a loro volta e squarciato il velo dal viso. Un tributo alle migliaia di vittime di femminicidio degli ultimi anni, la richiesta proveniente da noi donne di ogni età e condizione che questa tragedia abbia fine, perchè il problema della violenza di genere riguarda tutta la società. Un bellissimo momento di condivisione non solo dal punto di vista della riflessione svolta sul tema in oggetto, ma anche per la partecipazione delle mamme degli alunni, alcune delle quali facenti parte del Comitato dei Genitori di recente costituzione.

 

Un progetto sentito, curato, vissuto insieme, con l'emozione di dare voce a mamme, mogli, figlie  che non ci sono più, passate velocemente nelle pagine dei giornali, visi e voci dimenticati, chiusi nel cuore delle persone che le hanno amato senza riuscire a proteggerle.

 

La manifestazione è stata inoltre arricchita dalla partecipazione di tre donne di Misilmeri che testimoniano con il loro lavoro il cammino dell'emancipazione femminile: la giornalista A. Folgheretti che ha tracciato un bellissimo ritratto e un ricordo della maestra Domenica Marchese, una donna del passato ma che tanti ancora ricordano, modernissima, colta e intelligente, poetessa, scrittrice, prima donna a dire la sua anche in politica. Perchè non intestarle un'iniziativa o dedicarle una strada? Sarebbe un bellissimo tributo ad una lei che ha anticipato i tempi - ha suggerito la dott.ssa Folgheretti. E aggiungiamo noi: perché no? Quante strade del nostro paese sono intestate a donne?... Il cambiamento deve riguardare tutte le istituzioni!

 

La seconda ospite, la dott.ssa Ileana Chinnici, che lavora come astronoma presso l'Osservatorio astronomico di Palermo, ci ha raccontato qualche anedotto sui pregiudizi verso le ragazze che affrontavano le materie scientifiche al tempo dei suoi studi universitari. “Signorina ma perchè non impara a cucinare invece di studiare queste materie maschili? Be' - rispondeva lei - quello lo so già fare, vorrei imparare altro! E i risultati che poi otteneva agli esami facevano ricredere quei professoroni molto preparati e molto maschilisti. “Oggi le cose sono cambiate e ciascun individuo, uomo o donna che sia - ha suggellato la dottoressa Chinnici -  deve scegliere la strada che più sente vicina alla propria inclinazione”.

 

L'ultima ospite, la dott.ssa Anna Lucia Di Fede ci ha invece regalato l'emozione di una lettura forte, cruda, tratta dal libro di Serena Dandini “Ferite a morte”. Il brano, dal titolo “You&me” ha fatto vivere all'uditorio l'escalation distruttiva di un rapporto d'amore, causata da un lui che non si rassegna alla fine della storia e che ossessiona e perseguita l'ex fidanzata fino ad ucciderla.

 

A chiusura della manifestazione abbiamo molto gradito le parole del Maresciallo dei Carabinieri, la dott.ssa D'Alessandro che era molto colpita e che ha affermato di non avere prima d'ora assistito ad un lavoro su questi temi svolto con ragazzi della scuola media. Anche la dott.ssa La Scala, visibilmente commossa, ha espresso il suo apprezzamento per le riflessioni realizzate, in un territorio come il nostro in cui - ci ha confermato - questo tipo di violenza è ampiamente presente. Che la scuola ne parli e muova le coscienze alla consapevolezza è molto importante e fa sentire meno soli gli operatori che prendono in carico le donne maltrattate che si rivolgono al consultorio. A breve, un incontro al Plesso Puglisi con le citate dottoresse, per un dibattito finale vòlto a far conoscere ai nostri giovani l'entità del fenomeno nel nostro territorio.

 

La coordinatrice del progetto, prof.ssa  Margherita Schimmenti

 


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