Eventi Anno Scolastico 2018/2019


MARZO 2019

PRIMAVERA DELLE SCIENZE - X edizione           dal 26 al 29 Marzo 2019


Da Tele One - Media News

Articolo del Giornale di Sicilia


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Intervista a Marco Martinelli


Trascrizione intervista a Marco Martinelli

R: Buongiorno, siamo Rossana Di Benedetto e Giuseppe Randisi e siamo due alunni della classe 3^C. Siamo qua per farle alcune domande. La prima domanda è: “Dove lavora? E di cosa si occupa?”

 

M: Allora, io mi chiamo Marco Martinelli e sono uno studente… sono ancora uno studente, anche se sono un po’ più grande di voi... parecchio, purtroppo! Sono un dottorando della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa. Significa che sto portando avanti, dopo la laurea magistrale, un progetto di ricerca, ossia un’attività di ricerca della durata di tre anni spesata dall’università. Io mi occupo nello specifico della ricerca applicata alle cellule vegetali, quindi alla fisiologia vegetale, alle piante; biotecnologia applicata alle piante.

 

G: Quando e come sono nate le passioni per le scienze, il teatro e lo spettacolo?

 

M: Io già da piccolo facevo gli esperimenti, un po’ come fate voi qui alla “Primavera delle Scienze”: stavo nel garage di mio nonno a mescolare insieme acido acetico e bicarbonato di sodio per vedere come la reazione chimica facesse tutte le bollicine di carbonio. Quindi ero uno abbastanza “nerd”. Mentre il pomeriggio facevo gli esperimenti, poi la sera invece preparavo degli spettacolini e “costringevo” - praticamente - mia mamma, il mio babbo e parenti vari che passavano ad ascoltarmi mentre cantavo e ballavo. Per cui mi piaceva sempre essere presente e fare queste cose. Quindi, diciamo, le diverse passioni sono nate un po’ insieme e ho cercato di portarle avanti insieme nonostante le difficoltà; però, insomma, piano piano, secondo me se uno ci crede ce la fa!

 

R: Quali sacrifici comportano queste due grandi passioni?

 

M: Non avere una vita sentimentale stabile… no, scherzo! Era una battuta. Secondo me non c’è un sacrificio quando hai una grande passione. Alla fine io trovo talmente divertente andare a registrare il sabato e la domenica i programmi - come mi è successo con “La scienza in gioco”, che dovevo registrare durante i weekend - e durante la settimana portare avanti la ricerca per il dottorato, che se anche qualcuno dice: “Cavolo, ma tu il sabato e la domenica andavi a registrare il programma e quindi non stavi con i tuoi amici, non andavi a fare dei viaggi…?!”, per me, per la mia soddisfazione, il mio benessere, era naturale fare quello ed era naturale fare solo quello. Poi la sera, quando finivo di registrare, uscivo con i miei amici. Alla fine non è che uno smette di vedere il mondo se studia o se lavora. La volontà secondo me, ecco, il trionfo della volontà nel senso positivo è quello di riuscire a ottenere quello che si vuole impegnandosi e facendo quello che amiamo.

 

G: Ha sempre trovato l’appoggio dei suoi genitori nelle sue scelte?

 

M: Insomma... Diciamo che l’appoggio dei miei genitori sicuramente c’è sempre stato per il Sant’Anna e il mio percorso universitario. Il mio babbo in particolar modo non ha mai gradito molto il mio essere un po’ “uccel di bosco”, come si dice in Toscana, nel senso che andavo magari a fare spettacoli di canto o andavo alla Rai a registrare programmi. Il mio babbo diceva: “Meglio fare il professore, stai perdendo tempo, nella vita si fa una cosa sola e bene”. Ecco, secondo me non è vero. Infatti mi sono battuto contro questa mentalità prettamente italiana, per cui “uno nasce panaio e deve morire panaio”, poverino! Invece, non perché è panaio, perché il panaio è un lavoro stupendo, molto redditizio anche, perché ti fai un “mazzo così”, guadagni e anche benino; però il fatto è che nella vita tu puoi fare quello che ti va di fare. Certo devi essere consapevole che non puoi fare tutto! Perché è chiaro che tu non puoi fare mille cose e tutte e mille bene. Però due o tre fatte benino, secondo me, uno ce la fa, sacrificandosi e impegnandosi. Invece in Italia c’è questa mentalità chiusa per cui devi fare una cosa, sempre la stessa, e se ne fai altre viene detto: “Eh! Ma quello cosa vuol fare nella vita, vuol fare questo o vuol fare quell’altro?”. Quindi, secondo me, questa è un’ottica più americana del “fai quello che vuoi, basta che ci credi”.  Non è sempre così, devi avere talento, un po’ di fortuna. Ci sono tante variabili: talento, fortuna, ma soprattutto determinazione. Quella è fondamentale.

 

R: Com’è stato lavorare in tv e specialmente con Raffaella Carrà, un personaggio molto importante, diciamo?

 

M: Eh! Raffaella è stata un osso duro. È bravissima, è eccezionale ed è una grande professionista, perché quando sono arrivato... io, diciamo, ho avuto la fortuna di studiare con grandi professioniste, dal liceo, alle medie, alle elementari. Anzi, facciamo dall’asilo perché ho dei ricordi anche delle maestre dell’asilo. Per cui ho incontrato sempre della grandi donne, soprattutto donne, a partire da mia mamma fino a Raffaella Carrà, Mariella Nava, alle insegnanti che ho avuto, perché mi hanno fatto innamorare della chimica e della fisica, anche se erano un po’ severe. Però, comunque, diciamo che poi capisci che questo essere “severe ma giuste”, era una cosa bella.  E niente, praticamente con Raffaella è stato bellissimo, perché anche lei, come tutte le professioniste che ho incontrato, mi ha insegnato tantissimo. Perché lei si metteva lì con noi e ballava con noi, tanto che io - che non so ballare per niente - una volta le ho dato anche una culata! Eravamo sul palco con Serena Autieri e si ballava Waterloo e si faceva “Waterloo I was defeated, you won the war”, loro tutti andavano a destra, io chiaramente sono andato a sinistra: le ho dato un bel colpo che ho pensato che “se la butto a terra mi tocca ricomprarla” e la Carrà costa tantissimo, chiaramente, perché è un patrimonio dell’Unesco praticamente.

 

G: Ieri abbiamo ascoltato la sua canzone “Condizionale presente”, è dedicata a qualcuno? Se sì, a chi?

 

M: Mah! No, non è dedicata a qualcuno. È nata in un viaggio, andavo a Reggio Calabria con Mariella Nava in macchina. Mariella Nava è la mia produttrice e lei ha aperto un’etichetta discografica che si chiama “Sole dall’Italia”con la quale dà la possibilità a giovani ragazzi di esprimersi con la musica, quindi una bella iniziativa. E in macchina con lei, mentre andavamo a cantare, in viaggio da Roma fino a Reggio Calabria, mi ha cominciato a dire: “Senti, facciamo una canzone che parla di quello che ti piace. Tu che sei uno scienziato, cosa faresti per migliorare la vita delle persone che hai intorno?”. E allora la canzone inizia con “Studierei, tutte le formule chimiche possibili...” perché , in effetti, io studierei tutte le formule chimiche possibili per aiutare  la vita delle persone che amo. Quindi, diciamo che è un “tu” mi fai sentire l’amore, ma in realtà è un “tu” plurale, capito? Perché un po’ tutte le persone che incontriamo nella vita ci fanno sentire l’amore, in modo diverso ma tutti ce lo fanno sentire, si spera!

 

Marco Martinelli partecipa alla visita degli exhibit