"A Trucculiata" al Don Lauri - 27/03/2013

I tradizionali riti della Settimana Santa sono fortemente sentiti come ogni anno, da tutta la popolazione misilmerese. Dopo la Messa “In Cœna Domini”, in cui si ricorda l’istituzione dell’Eucarestia da parte di Gesù e la lavanda dei piedi, si fa la visita agli altari della reposizione (precedentemente chiamati “sepolcri”) allestiti nelle varie chiese e adornati con i tradizionali “lavuredda”, composizioni di piccole coltivazioni di frumento. A mezzanotte ha inizio la suggestiva “trucculiata” con i canti e le nenie popolari della Passione di Gesù Cristo, cantati da gruppi di devoti, per tutta la notte e fino all’alba per le strade della cittadina intonando il commovente “Veni veni” attirando l’attenzione della popolazione che, gentilmente offrirà, come tradizione vuole, qualcosa per il ristoro.

     Sostanzialmente la trucculiata” è una tradizione Misilmerese che affonda le sue origini nei primi del Novecento quando questo canto arrivò nel nostro paese. 
Viene chiamata Trucculiata a motivo dello strumento che viene usato per produrre suono, fatto da una lastra di legno e due ferri che sbattono sul legno producendo questo strano e forte rumore. 
 
Il canto è un lamento fatto di stonature volontarie che lo rendono molto difficile da eseguire ma anche molto bello perché in questo lamento c’è raccontata quella che è la crocifissione e le ultime ore del nostro Signore. 
 
La frase che apre il canto è quella del “veni veni o piccaturi ca ti voli lu Signori” e da lì la Madonna inizia il suo viaggio in cerca del suo figlio. 
La seconda parte tratta quei dialoghi che Maria ha con i vari “mastri” che devono preparare ciò che occorre per la crocifissione. 
Si inizia con il mastro RASCIA che nel nostro italiano è il falegname, si passa ru FIRRARU e per finire ru CURUNARU quello che si doveva occupare di fare la corona. 
Si avvicina a loro e li invita a fare tutto ciò che occorreva per la Crocifissione in modo da non fare soffrire troppo il suo figlio, ma i mastri rispondono dispiaciuti che già tutto era stato fatto per come aveva ordinato Pilato e che se era per loro li avrebbero anche non fatti. 
L’ultima parte parla della troccula e del viaggio che la Madonna fa verso il monte del calvario. Il canto si apre con “sona la troccula e affacciati tutti ca sta passannu la matri Maria”, e infine si chiude con il “passu spissu in na sta strata chissa è l’ultima chiamata o vociata”. 


(tratto da Misilmeri News)