Vedrai che è bello vivere

Chi s'aggrappa al nido
non sa che cos'è il mondo,
non sa quello che tutti gli uccelli sanno
e non sa perché voglia cantare
il creato e la sua bellezza.
Quando all'alba il raggio del sole
illumina la terra
e l'erba scintilla di perle dorate,
quando l'aurora scompare
e i merli fischiano tra le siepi,
allora capisco come è bello vivere.
Prova, amico, ad aprire il tuo cuore alla bellezza
quando cammini tra la natura
per intrecciare ghirlande coi tuoi ricordi:
anche se le lacrime ti cadono lungo la strada,
vedrai che è bello vivere.




La poesia che riportiamo, scritta da un ragazzo rinchiuso nel campo di concentramento di Terezìn*, porta la data del 1941. Non si conosce il nome di chi l'ha scritta, ma il messaggio che ci ha lasciato è di fiducia nella vita e ne canta la bellezza. L'autore si identifica nell'uccello che vola libero nell'aria e che indirizza ai suoi compagni, paurosi di lasciare il nido, il suo grido di gioia: "vedrai che è bello vivere!"

Terezìn fu il maggiore campo di concentramento nazista sul territorio della Cecoslovacchia. Costruito come transito per gli ebrei che dal Protettorato di Boemia e Moravia venivano deportati verso i campi di sterminio dei territori orientali, dalla sua nascita vi furono deportati 150.000 persone, fra le quali 15.000 bambini. La maggior parte trovò la morte nel ghetto stesso o negli altri campi nazisti.  Il campo di Terezìn proprio perché di transito, è stato uno dei pochi che prevedeva uno spazio per i bambini. Stesse condizioni igieniche, stessa fame, stesse malattie. Proprio come gli adulti. Stessa identica sofferenza.

Il Parlamento Italiano, con la Legge n. 211 del 2000, ha istituito il “Giorno della Memoria”, allo scopo di tramandare e rafforzare nei giovani la consapevolezza della Shoah e renderne sempre vivo il ricordo. Al fine di onorare tale Giornata, il Ministero promuove e sviluppa ogni anno progetti ed iniziative volti alla conoscenza e alla riflessione sulla Shoah, affinché il ricordo di quanto avvenuto non venga mai meno. Anche quest’anno la nostra scuola intende onorare e celebrare le vittime della Shoah e riflettere insieme sui valori fondanti di una moderna società civile. Si invitano, pertanto, alla riflessione sulla tematica dello sterminio degli Ebrei, dei genocidi dimenticati (nei confronti di persone disabili, Rom, omosessuali, Armeni, Curdi, ecc.) e delle varie forme di discriminazione. Le attività di riflessione potranno dare esito a produzioni di diverso tipo (rappresentazioni teatrali, produzioni scritte, letture, disegni, cartelloni, mostre fotografiche, ecc.), che saranno documentate e successivamente socializzate tra i plessi.

La memoria di alcuni fatti storici non si esaurisce con la commemorazione di una giornata, deve diventare un processo di riflessione continua, che, a livello trasversale, deve permeare tutto il pensato e agito professionale, che deve lasciare traccia.

La memoria deve produrre memoria per non dimenticare gli errori. Ricordare le cadute serve a tenere l’umanità in piedi.

LA NOTTE

Mai dimenticherò quella notte, la prima notte nel campo,

che ha fatto della mia vita una lunga notte e per sette volte sprangata.

Mai dimenticherò quel fumo.

Mai dimenticherò i piccoli volti dei bambini, di cui avevo visto i corpi trasformarsi in volute di fumo sotto un cielo muto.

Mai dimenticherò quelle fiamme che bruciarono per sempre la mia Fede.

Mai dimenticherò quel silenzio notturno che mi ha tolto per l’eternità il desiderio di vivere.

Mai dimenticherò quegli istanti che assassinarono il mio Dio e la mia anima, e i miei sogni, che presero il volto del deserto.

Mai dimenticherò tutto ciò, anche se fossi condannato a vivere quanto Dio stesso.

Mai.

Elie Wiesel 





 

 

 

 

 

 

 

Un paio di scarpette rosse
C'è un paio di scarpette rosse 
numero ventiquattro 
quasi nuove: 
sulla suola interna si vede ancora la marca di fabbrica 
"Schulze Monaco". 
C'è un paio di scarpette rosse 
in cima a un mucchio di scarpette infantili 
a Buckenwald;
erano di un bambino di tre anni e mezzo... 
chi sa di che colore erano gli occhi 
bruciati nei forni... 
ma il suo pianto lo possiamo immaginare. 
Si sa come piangono i bambini, 
anche i suoi piedini li possiamo immaginare: 
scarpa numero ventiquattro 
per l' eternità... 
perché i piedini dei bambini morti non crescono. 
C'è un paio di scarpette rosse 
a Buckenwald, 
quasi nuove, 
perché i piedini dei bambini morti 
non consumano le suole. 

Joyce Lussu

 

 

 

 

 

 

 

Aprile
  
"Prova anche tu,

una volta che ti senti solo
o infelice o triste,
a guardare fuori dalla soffitta
quando il tempo è così bello.
Non le case o i tetti, ma il cielo.
Finché potrai guardare
il cielo senza timori,
sarai sicuro 
di essere puro dentro
e tornerai 
ad essere Felice."

Anna Frank

 



 

 

 

 

 

 

La Farfalla

 L'ultima, proprio l'ultima,

di un giallo così intenso, così
assolutamente giallo,
come una lacrima di sole quando cade
sopra una goccia bianca
- così gialla, così gialla! -
l'ultima,
volava in alto leggera,
aleggiava sicura
per baciare il suo ultimo mondo.
Tra qualche giorno
sarà già la mia settima settimana
di ghetto:
i miei mi hanno ritrovato qui
e qui mi chiamano i fiori di ruta
e il bianco candeliere del castagno
nel cortile.
Ma qui non ho visto nessuna farfalla.
Quella dell'altra volta fu l'ultima:
le farfalle non vivono nel ghetto. 
Pavel Friedman*

 

 

Pavel Friedman era un giovane poeta che viveva nel ghetto di Theriesenstadt; di lui si sa poco ma si presume avesse circa 17 anni quando scrisse questo testo; fu deportato ad Auschwitz dove morì il 29 Settembre del 1944.

 








Da Domani

Da domani sarò triste, da domani.
Ma oggi sarò contento.
A che serve essere tristi? a che serve?
Perché soffia un vento cattivo?
Perché dovrei dolermi, oggi, del domani?
Forse il domani è buono, forse il domani è chiaro.
Forse domani splenderà ancora il sole.
E non vi sarà ragione di tristezza.
Da domani sarò triste, da domani.
Ma oggi, oggi sarò contento,
e ad ogni amaro giorno dirò,
da domani, sarò triste,
Oggi no.

 

Poesia di un ragazzo ebreo, trovata in un Ghetto nel 1941



 








Se  questo è un uomo

 

Voi che vivete sicuri
Nelle vostre tiepide case
Voi che trovate tornando a sera
Il cibo caldo e visi amici:

Considerate se questo è un uomo,
Che lavora nel fango
Che non conosce pace
Che lotta per mezzo pane
Che muore per un sì o per un no.
Considerate se questa è una donna,
Senza capelli e senza nome
Senza più forza di ricordare
Vuoti gli occhi e freddo il grembo
Come una rana d’inverno.

Meditate che questo è stato:
Vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
Stando in casa andando per via,
Coricandovi alzandovi:
Ripetetele ai vostri figli.
O vi si sfaccia la casa,
La malattia vi impedisca,

I vostri nati torcano il viso da voi.

Primo Levi*

 


Primo Levi, poeta e scrittore Ebreo Italiano, nasce a Torino nel 1919 e studia Chimica Industriale; nel 1943, mentre è partigiano, viene arrestato e deportato ad Auschwitz, dove sopravvive grazie alla sua “utilità” come chimico. Il suo testo più famoso è “Se questo è un uomo”, un classico della letteratura del '900, nel quale racconta la sua permanenza ad Auschwitz; altri suoi testi importanti: “I sommersi e i salvati” (1986), “La chiave a stella” (1978), “Il sistema periodico” (1978). Levi, segnato profondamente dall'esperienza della Shoah, si è suicidato nel 1987.

 








Salmo

Nessuno ci impasta di nuovo da terra e fango,
nessuno rianima la nostra polvere.
Nessuno.

Che tu sia lodato, Nessuno.
Per amore tuo vogliamo
fiorire.
Incontro a
te.

Un Nulla
fummo, siamo, resteremo
noi, in fiore:
la rosa di Nulla, di
Nessuno.

Con
il pistillo chiaro-anima,
lo stame deserto-cielo,
la corolla rossa
per la parola porpora, che cantammo
al di sopra, oh al di sopra
della spina.

Paul Celan*

 

 


Paul Celan nasce a Czernowitz, in Bucovina, nel 1920; nel 1942 vede i genitori deportati ad Auschwitz, lui sopravvive alla Shoah ma non supera mai il trauma e si suicida nel 1970. Il suo lavoro, acclamato nel mondo, è potente, originale, spesso ambiguo e profondamente tragico.

 












Ogni caso

Poteva accadere.
Doveva accadere.
E’ accaduto prima. Dopo.
Più vicino. Più lontano.
E’ accaduto non a te.
Ti sei salvato perché eri il primo.
Ti sei salvato perché eri l’ultimo.
Perché da solo. Perché la gente.
Perché a sinistra. Perché a destra.
Perché la pioggia. Perché un’ombra.
Perché splendeva il sole.
Per fortuna là c’era un bosco.
Per fortuna non c’erano alberi.
Per fortuna una rotaia, un gancio, una trave, un freno,
un telaio, una curva, un millimetro, un secondo.
Per fortuna sull’acqua galleggiava un rasoio.
In seguito a, poiché, eppure, malgrado.
Che sarebbe accaduto se una mano, una gamba,
a un passo, a un pelo
da una coincidenza.
Dunque ci sei? Dritto dall’animo ancora socchiuso?
La rete aveva solo un buco, e tu proprio da lì? Non c’è fine al mio stupore, al mio tacerlo.
Ascolta
come mi batte forte il tuo cuore.

 

Wisława Szymborska*

 

 

Wisława Szymborska nasce in Polonia nel 1923 e vive a Cracovia. Tra il 1945 e il 48 studia letteratura Polacca e Sociologia nell'Università Jagellona; debutta nel 1945 con la poesia “Szukam Slowa”(Sto cercando una parola) sul quotidiano Dziennik Polski. E' stata editor, giornalista e traduttrice, è stata insignita del premio Nobel per la Letteratura nel 1996. E' morta il 1 Febbraio 2012.
Questa poesia è uscita nella raccolta “Vista con granello di sabbia”, Adelphi 2009.









Qui, in questo convoglio,
io Eva
con mio figlio Abele
Se vedrete mio figlio maggiore
Caino, figlio di Adamo,
ditegli che io..........

 

Dan Pagis*, Scritto a matita in un vagone piombato

 

Dan Pagis era uno scrittore Ebreo nato in Bucovina nel 1930; ha trascorso i suoi anni giovanili in un campo di concentramento in Ucraina, da cui riuscì a fuggire. Trasferitosi in Israele insegnò Letteratura Ebraica Medievale all'Università Ebraica di Gerusalemme. E' diventato una delle voci più importanti nella poesia Israeliana contemporanea; i riferimenti alla Shoah sono spesso obliqui e filtrati attraverso l'uso di immagini bibliche. E' morto nel 1986.

 










Prima Vennero

Prima vennero per gli Ebrei,
e io non dissi nulla
perché non ero Ebreo.

Poi vennero per i Comunisti
io non dissi nulla
perché non ero Comunista.

Poi vennero per i Sindacalisti,
e io non dissi nulla
perché non ero Sindacalista.

Poi vennero a prendere me.
E non era rimasto più nessuno
che potesse dire qualcosa.

 

Martin Niemöller*

 

 

Martin Niemöller era un religioso e teologo Tedesco, nato in Germania nel 1892. All'inizio sostenne le politiche di Hitler poi si oppose ad esse. Fu arrestato e rinchiuso a Sachsenhausen e poi a Dachau da dove fu liberato dalle truppe alleate nel 1945. Ha continuato la sua carriere religiosa in Germania ed è diventato un noto pacifista.